 Un commento a caldo sul nuovo libro di Loredana Lipperini "Di mamma ce n'è più d'una": ho letto questo volume di oltre 300 pagine in un fine settimana, praticamente l'ho divorato, incapace di togliere gli occhi da quelle pagine scritte fitte fitte.
Lipperini mette moltissima carne al fuoco e sarebbe impossibile riassumere tutte le sue posizioni. Mi concentrerò allora solo su una, una di quelle più dibattute negli ultimi anni sui vari blog, quella sull'allattamento al seno e sull'accudimento ad alto contatto. E come non affrontare questo nodo visto che su questo stesso sito mi sono occupata moltissimo dell'argomento?
La maternità "angelicata", dice Lipperini, ai giorni nostri è un concetto che ingabbia la donna nella sua stessa facoltà di generare, così come l'imperatore della Cina, in quanto sovrano, era prigioniero nella città proibita. Tanto potente quanto schiavo. Giova alla condizione femminile essere venerata per la sua capacità di dare la vita? Non la rende schiava di questo stesso principio? A quanto pare sì, afferma Lipperini. E lo motiva. Eccome se lo motiva: prendendo in esame libri, statistiche, siti, blog che dà prova di conoscere molto bene in anni di paziente lettura e disamina. Il concetto di madre è ovunque, tanto che la copertina del Time non più tardi di un anno fa ritrae l'immagine di una madre che allatta fieramente il suo bambino di 4 anni. E la scritta che campeggia "Are you mum enough?". Sei madre abbastanza? Sei abbastanza perfetta per fare la madre?
Le donne sono specializzate nel portare avanti le loro guerre (senza armi, nè pugni, ma a colpi di dibattiti) ed in questo caso si aprono i soliti due schieramenti: quello delle madri "nature" tutte casa, faidate, figli... quello delle madri buone insomma, quelle che seguono i consigli di William Sears (uno per tutti l'autore di "Genitori di giorno e di notte", che sdogana l'idea che dormire con il proprio figlio possa fare solo bene a tutte le famiglie indistintamente) e dall'altra parte invece quello delle madri "cattivissime", o madri al mojito, come le chiama Lipperini, madri convinte che lasciar piangere un bambino lo vaccinerà contro future frustrazioni, che danno delle talebane a coloro che sventolano la bandiera dell'allattamento come se fosse la panacea di tutti i mali, che rivendicano il loro diritto di essere donne che pensano alla carriera (ad esempio) o alla vita sociale, oltre che madri, ingabbiate e fisse in questo ruolo.
 Chi ha ragione? Nessuno dei due schiermanenti, anche se Lipperini tende a dimostrare che l'idea della madre "nature", quella che va di moda ora, seguendo il filone del naturale costi quel che costi, contenga in sè delle trappole che rischiano di dissolvere in un soffio tutte le conquiste fatte finora in nome della parità di genere. Sì perchè il messsaggio che passa è che la buona madre deve allattare e farlo per molto tempo, chiudersi in casa per anni, perchè fa bene al bambino, lo fa crescere più sano, meno obeso e più intelligente del bambino allattato col biberon di latte artificiale. (vedi la ricerca qui). Si chiama gender backlash, ossia un ritorno indietro, un dimenticare i diritti delle donne conquistati negli anni passati dal femminismo in nome del rispetto di madre natura, per seguire il mito del buon selvaggio, guardando non solo al passato ma anche alle culture tradizionali come ad un modello, quelle culture che portano addosso i loro bambini, dormono con loro, li allattano finchè non si svezzano da soli. Tutto ciò invocando madre Natura, come se la cultura non avesse alcuna importanza. Il momento epocale che osanna il ritorno alle nostre origini è il terreno perfetto in cui si inserisce il mito della madre, il risveglio della Dea (non a caso il titolo del libro di Vicky Noble). E se guardate bene il ritorno a ciò che è natura è dappertutto, in tutti i settori: la decrescita felice, il ritorno al buon cibo fatto in casa, a lavare i pannolini, tutto il filone del faidate che adesso sta impazzando, il rifiuto della medicalizzazione, dei vaccini, il curarsi con le erbe, con i fiori... E osservate anche quale culto della natura traspare dal film "Avatar" per esempio: la venerazione degli esseri viventi, la legge della tribù, il rispetto dell'albero casa, il culto degli antenati, gli sciamani, c'è tutto in quel film!
Ma ritornando alla maternità... E la madre che non allatta (che va quindi contro natura!), perchè non può, perchè non è riuscita, perchè è stata male informata, perchè non vuole, perchè non ha tempo o perchè non le piace allattare o ha semplicemente deciso di non alllattare, è una cattiva madre? Una madre di serie B? Una non madre? Una madre che renderà con sua scelta/non scelta il suo bambino obeso, meno sano, meno socievole, meno intelligente? Ovviamente no! Allattare deve essere una scelta consapevole e non un destino, una condanna o un privilegio. Che si deve fare allora? Posto che il latte materno faccia benissimo, cosa bisogna dire alle madri, alle famiglie, ai papà, per farli sentire meno schiavi dell' "ipse dixit" che allattare al seno è meglio? Dobbiamo nascondere i dati delle ricerche che affermano che il latte di mamma è più sano, più digeribile, più biologico, più a chilometri zero, rispetto al latte artificiale il cui commercio è in mano alle multinazionali?
Il dibattito è tutt'altro che chiuso.
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